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Uganda - Screening HIV a Karamoja

Il Nord Uganda racchiude in sé tutte le problematiche che caratterizzano le emergenze del continente africano: una logorante guerra civile, i massacri, le devastazioni, l’impiego di bambini soldato, a cui si affiancano le malattie endemiche, la carenza di strutture sanitarie e la povertà strutturale. L’intervento delle Nazioni Unite ha portato alla creazione di diversi campi profughi, al fine di garantire l’incolumità della popolazione civile. In capanne di paglia e fango vivono nuclei familiari di circa otto, dieci persone. L’insorgere e il dilagare di epidemie rappresentano la minaccia a cui dover far fronte quotidianamente. 

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Siamo intervenuti, nel corso del 2007, a fianco dell’Ong Cesvi, già operante sul territorio da diversi anni, per migliorare le condizioni sanitarie della popolazione, attraverso una campagna di sensibilizzazione per la prevenzione dell’HIV/AIDS. Uno dei problemi principali risiede nella scarsa consapevolezza dell’esistenza stessa del virus. In un campo profughi dove convivono fino a 30.000 persone, stipate a circa due metri di distanza le une dalle altre, il rischio di una catastrofe nella catastrofe è all’ordine del giorno. Alle campagne di sensibilizzazione di massa attraverso spettacoli teatrali e sedute di gruppo, è stata affiancata l’esecuzione di test sierologici e l’insegnamento delle principali modalità di trasmissione e prevenzione del virus. Per tutte le persone sieropositive, vi è la possibilità di iniziare la terapia antiretrovirale. Speciale attenzione viene rivolta al rischio di trasmissione materno-fetale, infatti è previsto che le donne sieropositive in gravidanza vengano inserite in strutture ospedaliere adeguate. I risultati ottenuti hanno permesso di estendere i benefici del progetto anche a diverse regioni limitrofe. Le nostre cliniche mobili si sono spinte fino alla remota regione della Karamoja, dove nessuna organizzazione internazionale era mai arrivata. I dati raccolti sono infatti stati richiesti dall’UNICEF e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per poter avviare nuovi progetti sanitari nella zona.  

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